“I giorni di vetro” e il racconto del ventennio fascista

Alla vigilia dell’ottantesimo anniversario della Liberazione nella biblioteca “Stefano Rodotà” del Liceo Telesio Nicoletta Verna con il suo romanzo

Incontro denso, partecipato e appassionante quello organizzato dal Premio Sila e dalla sua direttrice Gemma Cestari, svoltosi alla vigilia dell’ottantesimo anniversario della Liberazione nella biblioteca “Stefano Rodotà” del Liceo Telesio di Cosenza alla presenza di un numeroso pubblico.

Nicoletta Verna, scrittrice di riconosciuto talento, candidata nella decina del Premio Sila con il suo romanzo “I giorni di vetro”, ha conversato con la prof.ssa Rosanna Tedesco ed il magistrato Alfredo Cosenza, sottoponendosi poi al fuoco di fila delle domande degli studenti del gruppo di lettura LIBER-I, che in anteprima avevano analizzato e discusso il romanzo con la puntigliosità e il rigore critico che sempre li contraddistingue, sotto la guida delle prof.sse Tedesco e Marta Leonetti.

Ebbene, Nicoletta Verna ha messo tutti d’accordo. Gli agguerritissimi studenti lettori del Telesio hanno  apprezzato e amato il libro che racconta il ventennio fascista forse meglio di tanti saggi storici, intrecciandolo con le vicende personali di due protagoniste femminili indimenticabili: Redenta ed Iris, diverse per carattere, formazione, percorsi di vita, ma destinate ad incontrarsi e a “fondersi” in modo singolare. I “grandi” personaggi e i “grandi” eventi storici, pur rievocati con grande precisione, rimangono sullo sfondo, mentre in primo piano sono narrate le conseguenze nefaste del regime fascista, delle sue iniziative coloniali e belliche, delle stragi dimenticate, sulle vite dei “piccoli”, travolti da quello che la Morante definiva “lo scandalo” della storia. Accanto a questo c’è il racconto, privo di retorica, della Resistenza e della lotta partigiana, delle sue luci e dei dilemmi morali affrontati dai protagonisti che non sempre si salvano dagli errori, pur lottando essi stessi per i principi irrinunciabili della libertà e della giustizia.
È un romanzo in cui “non c’è niente di vero, eppure non c’è niente di falso”, dove verità e finzione si mescolano in un intreccio magistrale dando vita ad un’opera di forte impatto civile, condotta con una lingua letterariamente pregiata che, tra l’altro, utilizza due timbri e due stili diversi per le due voci narranti.
Un romanzo potente insomma, che stigmatizza la violenza in tutte le sue forme, ma che apre anche alla speranza, quella con cui l’incontro si è chiuso: due occhi puri, da cui traspare la pietà, sola dote che rende umani, possono sconfiggere la crudeltà e infrangere il vetro della disumanità.

La presentazione è stata preceduta da un momento dedicato alla memoria del 25 aprile, con una struggente esecuzione di Bella Ciao al violino ad opera di Maria Quirino, seguita da un video sulla Liberazione, proposto dal prof Eliodoro Loffreda, quindi le letture tratte da Calamandrei e dal libro della Verna declamate da Sara Vitaro e dalla prof.ssa Leonetti.
In conclusione l’avv. Enzo Paolini, presidente della Fondazione Premio Sila, ha proposto un’intensa riflessione sul senso della Festa della Liberazione e sulla necessità di meditare sul passato per sapere chi siamo e chi vogliamo essere in futuro.

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